Tanta fatica ho fatto a leggere questo libro, quanta ne sto incontrando per scriverne la recensione. Finito già da un bel po’, non riesco a trovare un approccio brillante per parlarne. Iniziamo col dire che non si tratta di un brutto libro, nè particolarmente ostico. L’ho trovato per lo più paludoso: una storia che stenta a partire, si trascina per capitoli e si risolve rapidamente nelle ultime pagine con l’autore che si fa beffe di noi. In maniera molto elegante, certo, ma si tratta pur sempre di un artificio letterario, più adatto ad un racconto breve che ad un romanzo di 368 pagine. Probabilmente se fossi un’appassionata lettrice di McEwan avrei apprezzato le citazioni delle sue opere letterarie precedenti e l’ammiccamento a eventi e personaggi della sua storia personale. Invece queste sottigliezze narrative ho dovuto apprenderle da altre recensioni o dal sito personale dell’autore. Un uomo che di certo non difetta di narcisismo!
Dal sito della casa editrice Einaudi leggiamo:
Per Serena Frome, bella figlia di un vescovo anglicano, l’avventura sta tutta nei romanzi che divora uno dopo l’altro per sfuggire alla noia. Ma quando l’agenzia d’intelligence britannica MI5 la ingaggia come spia al servizio della guerra fredda, per lei il rischio e la passione si trasferiscono dalla carta alla vita.
«Miele» è il nome in codice dell’operazione cui deve prendere parte, Tom Haley quello del romanziere che ha il compito di adescare. Dovrà avvicinarlo, coprirlo di quattrini e segretamente assoldarlo alla causa dell’Occidente. Dovrà batterlo sul suo stesso terreno, quello della finzione. Non tradirsi. Non fidarsi. E perderà.
Avvincente vero? Promette di tenerci incollati alle pagine. Ma non è stato così.
Tutta colpa della protagonista, la voce narrante: Serena Frome.
Una ragazza giovane, bella, intelligente, con un talento innato per la matematica e la lettura veloce ma senza avere alle spalle una vera consapevolezza di quello che fa. Una bionda affascinante con la passione per Solzhenitsyn e la politica estera, facile all’innamoramento soprattutto di uomini inopportuni, in grado di sembrare più sciocca e ingenua di quello che è. C’è qualcosa in lei di così falso, stonato, che l’ho trovata molto più insopportabile di Edith di Snob. La trama articolata, ricca di colpi di scena, non mi ha aiutato a farmi coinvolgere nella lettura: a Serena manca un obiettivo, si lascia trascinare dall’amante di turno, facendosi plasmare senza opporre resistenza. Il contrario delle eroine dei romanzi che amo: artefici del loro destino, determinate, appassionate, di nobili sentimenti.
Arrivata all’ultimo capitolo, svelato l’inganno finale, un poco mi sono riappacificata con Miele. Le dissonanze si sono ricomposte e tutto ha assunto una sfumatura diversa. Ma che fatica!
“Miele” di Ian McEwan, traduzione Maurizia Balmelli, Giulio Einaudi Editore, 2012, formato ebook, pagg 368
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Ma c’è Alaskaaaaaa! :3 Scusa…adesso lo leggo.
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Alaska ancora piccina ❤
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Mhmh, ok, è una struttura molto simile a Espiazione, ma ti assicuro che è molto più avvincente. Forse il merito è dato dai più (appunto) punti di vista o presunti tali che non appiattiscono la narrazione su un unico livello.
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Ok, allora quando mi capita tra le mani darò una possibilità anche ad Espiazione. Tanto so già che McEwan scrive talmente bene che tocca perdonargli tutto …!
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Ahahaha…lo dicono tutti….dev’essere vero 😉
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